ALTO ADIGE

Quotidiano delle Alpi

Domenica, 6 febbraio, 2000

L'urlo di Heinrich Unterhofer.

di Andrea Bambace

L'opera sull'olocausto premiata dall'IBLA è in cd.

Il compositore bolzanino Heinrich Unterhofer vincitore del premio IBLA

Paesini polacchi, lindi, gerani ai balconi, nemmeno una cartaccia per terra: sono i villaggi che circondavano l'inferno di Auschwitz, come quello di Dachau e di cento altri luoghi deputati all'assassinio sistematico di massa. Polnische Dorfer, cui la memoria si rivolge con lo sgomento dovuto, specie dopo le terrificanti rivelazioni testimoniate da quella Combat Camera riemersa dopo mezzo secolo dalla liberazione dei campi di strminio nazisti a narrare con la forza delle immagini la ripugnante realtà: i cittadini di quelle ridenti località ai bordi del filo spinato parevano non sapere, potevano non sapere? obbligati a sfilare davanti alle montagne di cadaveri putrefatti, quelli che i meticolosi becchini dei campi non avevano fatto in tempo a gettare in una fossa, costretti a trascinarli uno ad uno, potevano non sapere?

E la memoria di quelle atrocità trascolora con il tempo e, mentre si direbbe che perfino il giro di boa del millennio aiuti alcuni a proclamare il rifiuto dell'evidenza, che hanno soprannominato "revisione", ci pensa il continuo rinnovarsi del massacro a tenere viva la ferita europea e a non lasciare coagulare il mare di sangue versato. Da una parte i revisionisti vanno al governo, la cronaca di questi giorni lo testimonia ampiamente; dall'altra parte, unica fortuna, si moltiplicano i sacerdoti della memoria, la cui voce sempre più flebile, torna a tuonaread ogni fotografia riscoperta, ad ogni testimonianza diretta, ad ogni vecchio criminale stanato. Poesie di intensa penetrazione sanciscono nel finale che anche Soweto è un paesino polacco ed Auschwitz è solo il nome di una città maledetta.

Un' artista giovane e di talento, nato, come Heinrich unterhofer, all'indomanidell'olocausto, scopre in quei testi poetici l'efficacia e lo spessore necessari a dar corpo alle proprie riflessioni sul tema che ha anche maledetto la propria appartnenza ad un ceppo etnico e decide di metterli in musica per lanciare il proprio grido di dolore. Vi riesce con la forza dell'ispirazione e la bendeizione dell'arte che forse più di ogni altro elemento permette di scatenare al solo ascolto il senso più acuto e vero della sofferenza. Sceglie la voce umana, accanto al violino, all'oboe, al piano, piegata alle ragioni di uno Sprachgesang che testimoni diretti come Arnold Schonberg nel "Sopravvissuto di Varsavia" avevano adottato come amplificatore ideale dell'urlo.

Il risultato, lancinante, trova anche il consenso di una giuria di compositori e Heinrich Unterhofer, giovane docente di Composizione del Conservatorio "Monteverdi" di Bolzano, viene premiato per questa sua opera all'importante IBLA International Competition. Ora il Brano "Polnische Dorfer" lo si può ascoltare nella recente compilazione discografica "Forbidden", che riunisce, per l'etichetta Athena Records (CD 108), le opere premiate al concorso dello scorso anno. Nel Cd figura accanto alle composizioni dei russi Alexander Neduev e Tso Chenguan, del greco Spiros Mouchagier e degli italiani Luca Zanneschi e Nuccio d'Angelo. L'interpretazione tutta realizzata da interpreti altoatesini (Sabine Ranigler e Rita Oberparleiter soprani, Johanna Wasserman violino, Luigi Finetto oboe e Othmar Trenner piano) appare di forte drammaticità anche se va detto che voci tecnicamente meno inibite e forzate avrebbero conferito una tensione ancora più acuta.