AMERICA OGGI MAGAZINE

pagina13

CLASSICA

3 MAGGIO, 2009

Il Premio IBLA di quest’anno è stato caratterizzato dall’età dei vincitori: una
promessa per il futuro.

Serata finale alla Carnegie di N.Y. (Weill Recital Hall)
La musica... bambina

di Samira Leglib

DOPO L’ANTEPRIMA invernale dello
scorso dicembre in cui ci ha conquistati
l’esibizione della violinista
spagnola Leticia Moreno,
la Fondazione IBLA prosegue attraverso un concerto
di primavera nella presentazione dei vincitori
della diciassettesima edizione. Nella prestigiosa
cornice della Carnegie Weill Recital
Hall, hanno debuttato questo lunedì, quattordici
tra i vincitori del concorso per pianisti,
cantanti, strumentisti e compositori che
si tiene ogni estate tra le viuzze e le piazzette
di Ibla (borgo originario della città di Ragusa)
durante l’ultima settimana di giugno e la prima
di luglio.
La competizione, che non giudica i partecipanti
secondo una graduatoria interna bensì
su di una base di eccellenza, si è guadagnata
nel tempo un ruolo di tutto rispetto nel panorama
musicale. Nata agli inizi degli anni Novanta
per contrastare il sentimento di sconforto
e impotenza che aleggiava in Sicilia dopo
gli assassinii di Falcone e Borsellino, vede
tra i suoi fondatori-sostenitori la baronessa
Mariuccia Zerilli-Marimò, Lillian Vernon e
Paolo Martino. Dal 1992 la direzione artistica
viene affidata al dr. Salvatore Moltisanti - ora
anche presidente della fondazione - nato appunto
a Ragusa e oggi considerato uno dei
pianisti più illustri della sua generazione. Ai
vincitori, top winners e coloro che si sono
distinti in talento e merito, viene offerto di
debuttare su palcoscenici internazionali quali
il Lincoln Center e la Carnegie Hall, la Tokyo
Opera City Hall e la Tchaikovsky Bolshoi
Hall di Mosca.
La particolarità di questo concorso, oltre
alla squisitezza delle esibizioni, è che nonostante
non vi siano limiti di età per i concorrenti,
spesso premia giovanissimi talenti, cosa
che si è verificata anche in questa ultima edizione.
È difatti l’esatto caso di Elin Kolev,
violinista tedesco di soli 12 anni che per New
York ha una storia tutta sua, come racconta
Salvatore Moltisanti durante la presentazione
della serata. Elin, a dispetto dei pochi anni
A UNA leggenda (Leon Fleisher) all’altra
(Yuja Wang). Del primo nessun
dubbio che lo sia, della seconda
nessun dubbio che lo stia per diven-
Ispirazione-Pollini per la giovane Wang
Dtare. A guadagnarne, per tecnica sopraffina e
fedeltà di lettura, altre figure leggendarie come
quelle di Mozart, Chopin, Liszt, Scriabin e Ligeti.
Il pianoforte, tra tutti gli strumenti musicali,
è forse quello che più di tutti può stare a
sé, da solo, in una sua isola aristocratica di
armonie e malinconie melodiche. E’ orchestra
intima, insomma. Difficile trovare chi ad esso
può stare alla pari. E Fleisher con la Wang ce
ne danno ampia prova, rispettivamente, in «Mozart
Piano Concertos» (Sony Classical, gruppo
RCA-BMG) e «Sonatas & Etudes» (Deutsche
Grammophon, gruppo Universal Classics).
Colpisce, tra i due, soprattutto la Wang,
“l’altra faccia” della Cina (contrapposta com’è
dai “media” a Lang Lang). Più esuberante
quest’ultimo, molto più controllata e lineare
invece la giovane virtuosa, applauditissima ormai
in mezzo mondo (ricordiamo, ad esempio,
il suo enorme successo durante una recente
tournée in Italia). Pur se minuta nel fisico, apparentemente
fragile, la Wang dà misura qui
d’una autorità forte e convinta, capace com’è di
penetrare in profondità un repertorio solo superficialmente
quieto e tranquillo. E’ il turbinìo
di emozioni e passioni a fare il resto, a far
testo insomma. E, sia si tratti di Chopin, sia di
Liszt, o Scriabin o Ligeti, la Wang è convincente
e ispirata sacerdotessa d’ogni piega dell’anima,
d’ogni battito di cuore.
Nata poco più di vent’anni fa a Pechino, Yuja
Wang è ormai stella di prima grandezza. Accanto
al suo virtuosismo innegabile, la cinese
mostra anche una rara capacità reinterpretativa
di testi che appaiono, anche per questo, più
intensi e nuovi. “Il primo Cd che io abbia mai
ascoltato - ha confessato la Wang - è stato uno
di Maurizio Pollini che suonava Chopin”. Il
resto, direbbe il poeta, è silenzio, o, meglio,
cronaca d’un meritatissimo successo. Non solo
la Wang può ora incidere per la stessa compagnia
discografica, ma può col Nostro sedere
allo stesso tavolo d’arte, a pieno diritto.
Chi non ha bisogno di ulteriori consensi è
invece Leon Fleisher, da diversi decenni sulla
cresta dell’onda, per grazia, tecnica sopraffina
e vigore poetico. Questo suo Mozart, inutile
a dirsi, è di un’eccellenza favolosa e trascinante,
per carica gioviale e anche per quegli slarghi
di meditazione e di nostalgia che fan compagnia
al cuore e alle sue improvvise e naturali
malinconie. Si tratta di tre concerti superlativi,
- il 7, il 12 e il 23 - esemplari per poesia ed
armonia. I critici, di lui, han sempre sottolineato
l’abbagliante e sublime maestrìa. Aveva solo
quindici anni quando per la prima volta stupì
un po’ tutti. Son passati circa sessant’anni, da
allora, e l’emozione che si prova ad ascoltarlo
non è affatto diminuita, anzi. Pedagogia lineare
ed ispirata, la sua, interrotta per alcuni anni
a causa di una dolorosa forma di distonia alla
mano destra (alterazione del tono muscolarnervoso),
e ripresa ora come se non ci fosse
mai stata. I miracoli, si vede, a volte si realizzano.
E questo stupendo Mozart aiuta a crederlo.
[franco borrelli]
Nelle foto, Leon Fleisher e Yuja Wang
si trovava lontano dalla
sua terra. Parla di sentimenti
nostalgici». Nonostante
la platea, me compresa,
fosse a questo punto
preparata, mai mi sarei
aspettata di ritrovarmi - e
non sono stata la sola -
con gli occhi appannati e
la nostalgia nell’anima.
Salvatore Moltisanti
poco prima dell’esibizione
ha commentato: «Quando
ci trovavamo in Sicilia i turisti
in vacanza ci chiedevano
di questi ragazzi e
della loro musica. Sono
giovani capaci di portare
le qualità delle star del pop
nella musica classica».
Tra i vincitori del 2008, vi
sono anche due composiportati
sulle spalle, ha già il suo seguito in
Germania e la televisone tedesca lo ha seguito
fino a New York per intervistarlo. Durante
l’intervista che, per via di accordi predefiniti
non poteva effettuarsi all’interno della Carnegie
Hall, si stava registrando in strada, il
piccolo Elin viene avvicinato da un newyorker
di passaggio il quale, schietto, lo apostrofa:
«Hey, ragazzo, ma lo sai davvero suonare quel
violino? Fammi sentire!». Elin, non si tira indietro
e inizia a suonare, lì per lì, in strada, in
mezzo alla folla che inizia a raggrupparsi. Tempo
due minuti esce dall’edificio della Carnegie
Hall la mamma e prendendoselo letteralmente
per un orecchio lo riporta dentro! Questo
è un piccolo aneddoto per raccontarvi i
vincitori dell’IBLA GRAND PRIZE, talenti
puri che sentono la musica come un dono e
suonano per chi chiede di ascoltarli. Elin Kolev
ha eseguito magnificamente per noi il 24mo
Capriccio di Paganini.
Insieme con lui si sono esibiti altri due
giovanissimi fratelli americani, Thomas e Austin
Huntington. Thomas al violino con un
brano di Ravel e Austin al violoncello con
musica di Cassado. Si potrebbe dire che questa
fosse l’edizione dei talenti in famiglia perché
in aggiunta ai fratelli Huntington sono
saliti sul palco dei vincitori anche Kevin e
Bryan Matheson, rispettivamente al violino
e alla viola, con una selezione del compositore
newyorkese William Ryden. Vincitrice dell’affiliata
Bartok Competition, la pianista americana
Terry Eder ha suonato un brano di Bela
Bartok.
Sempre tra la rosa dei pianisti troviamo
l’unico italiano vincitore di questa edizione:
Adalberto Riva, milanese, propone una sonata
di Schubert su trascrizione di Liszt deliziando
i presenti con l’essenza della classicità.
Scholtes Lestari e Gwylim Janssen, dall’Olanda,
hanno eseguito un intenso brano a
quattro mani di S. Rachmaninov. Hee-Young
Lim al violoncello ha scelto una sonata in A
maggiore di Cesar Frank. Jill Kemp porta invece
dalla sua Inghilterra il suono del flauto e
le variazioni di E. Krahmer. «Quando si è esibita
a Ragusa Ibla», dice Moltisanti, «fu come
ascoltare un flauto magico».
La serata è quasi a metà del suo corso
quando sale sul palco Sarkis Nazarov, violinista
russo appena adolescente che in un perfetto
inglese introduce il brano che si appresta
ad eseguire tratto dal repertorio di Rachmaninov:
«Ho scelto questo pezzo perché fu
scritto qui in America quando il compositore
tori, il pianista inglese George King che presenta
una selezione dalla sua composizione
intitolata “Etudes”, e la pianista serba Julija
Bal con una personale trascrizione de “Asturias”
di I.Albeniz. Ad accompagnare al piano
molti dei musicisti, Anna Rutkowska Schock
dalla Polonia. Concluso il programma previsto
per la serata, vi è stato anche tempo per il
bis di Jill Kemp, Julija Bal ed Elin Kolev, prescelti,
secondo vox populi, direttamente dal
pubblico in sala.
Al termine del concerto, in un plauso di
complimenti e saluti ai vincitori, abbiamo cercato
una parola in più da chi ha il gran merito
di aver portato al nostro udito, come si trattasse
di palato, un assaggio di eccelso. Salvatore
Moltisanti è veloce e preciso nel rispondere
che c’è di più: «Le televisioni europee
- purtroppo tra queste non vi è quella
italiana - ci stanno seguendo durante il tour
americano fino in Giappone. Verranno infatti
realizzati due documentari dalla televisione
tedesca: uno dedicato alla musica classica e
uno - e qui è la novità - rivolto ai bambini».
Nelle foto, i vincitori del premio IBLA
alla Weill Recital Hall e, accanto
al titolo, la baronessa Zerilli-Marimò